Base di Vicenza: in Usa nulla è deciso
Toni Fontana
Parafrasando quella che passerà alla storia come la più sfortunata esternazione di Bush (pronunciata il primo maggio del 2003 e riferita alla guerra in Iraq) le cinque parlamentari dell’Unione tornate ieri a Roma dopo un viaggio a Washington e New York dicono che la loro «missione è compiuta». Le parlamentari Lalla Trupia (Ds), Laura Fincato (Margherita), Luana Zanella (Verdi) , Elettra Deiana e Tiziana Valpiana di Rifondazione comunista, nel corso di una conferenza stampa ieri a alla Camera, hanno messo l’accento su alcuni obiettivi raggiunti nell’ambito della battaglia per evitare la realizzazione della nuova base Usa a Vicenza.
Per prima cosa è stato stabilito un contatto con parlamentari, in massima parte italo-americani, del Congresso statunitense. Vi sono stati incontri non solo con esponenti della politica, ma anche diplomatici ed rappresentanti delle comunità italiane di New York. La novità più interessante, a detta delle parlamentari, è venuta dall’incontro avvenuto a Washington con Michael Sheehy, stretto collaboratore della presidente della Camera Usa, Nancy Pelosi (che non ha potuto incontrare la delegazione perché richiamata in Virginia dai drammatici avvenimenti del campus). Come ha spiegato la deputata Lalla Trupia il parlamento americano ha «definito gli investimenti per la Difesa in via generale, senza indicare la ripartizione». Per dirla in sintesi è un po’come nella nostra Finanziaria che stabilisce alcuni criteri di spesa, ma rinvia a passi successivi.
Gli organismi del Congresso Usa che dovranno ripartire gli investimenti per le oltre 500 basi Usa nel mondo si riuniranno in giugno e in autunno. Secondo le deputate insomma per la base di Vicenza non sono stati ancora stanziati i fondi e ne consegue, come ha detto Elettra Deiana «che vi sono ancora i margini per rivedere la decisione di costruire la base». Per il resto le parlamentari italiane hanno detto di aver constatato che la questione del Dal Molin non era conosciuta negli Stati Uniti e che i colleghi democratici si sono a lungo informati e promettono di dire la loro.
In effetti i democratici stanno assediando Bush sulla questione del ritiro dell’Iraq e sui finanziamenti alla Difesa ed anche la questione della base di Vicenza non appare ancore definita nei contorni. È al tempo stesso vero che non paiono all’orizzonte dietro front del governo di Roma. Nel recente viaggio a Tokyo Romano Prodi ha anzi detto di aspettarsi «gratitudine» da Bush per aver preso la difficile decisione di dare il via libera.
A Vicenza intanto proseguono ed anzi si radicalizzano le proteste. Giovedì un folto gruppo di manifestanti del Presidio Permanente, l’organismo che dirige una parte del movimento anti-base, quella più radicale, ha occupato la Basilica palladina, principale monumento cittadino, situata di fronte a Palazzo Trissino, sede dell’amministrazione comunale. Il sindaco forzista Enrico Hullweck si è rivolto a Prodi sollecitando un rafforzamento dell’organico della polizia ed ipotizzando lo sgombero del monumento occupato. Ieri sera i manifestanti hanno risposto con una chiassosa «pignattata». Non vi sono stati incidenti e la tensione è calata in serata.
No comments:
Post a Comment